Disegnando.
Disegnare s`impara disegnando. E solo disegnando. Punto.(…)Allora, ho ammesso, in una conversazione, che m`ha preso un po` la sindrome dell`ombra di APAZ, il classico sentirsi schiacciati da questo mito, il sentirsi non mai abbastanza… La risposta era che non ha senso
paragonarsi ad Andrea, tanto lui e` un fenomeno nella storia
dell`umanita`, e poi, ha iniziato a disegnare quando aveva otto mesi.
8 mesi.
Allora facciamo che io abbia adesso 8 mesi. E comincio. Ricomincio
stanotte. (…)
Disegnando.
Disegnare s`impara disegnando. E solo disegnando. Punto.
Ho cominciato a disegnare tante volte, ho smesso una in meno. Dico sul
serio – questa volta non mollo. E se lo faccio, se mi ci metto, a
disegnare, lo faccio davvero, e fino in fondo. Per me non puo` essere
un semplice mestiere – o tutto, o niente. Quindi – tutto.
O niente?
Ma che, tutto!
Da piccola scarabocchiavo, e tanto. Ma mai una copia dal vero. Perche`?
Boh. Poi scrivevo, scrivevo ancora di piu`. Dopo le medie siamo andati
tutti dalla "esperta" per scegliere dove iscriversi dopo. Io azzardai –
vorrei iscrivermi al liceo artistico. Vediamo – disse lei – ma
sei la piu` brava nel disegno? Boh. Allora lo chiese alla classe. Un
chiaro e tondo no. Meglio lasciar perdere, concluse lei. E io lasciai
perdere.
Il disegno e` una di quelle cose super mistificate. Il mondo sembra
diviso in quelli che sanno disegnare, e quelli che… no. E in mezzo non
sembra esserci nessuna porta. Non sembra esserci, se ascolti a quello
che ti dicono. Io li ho ascoltati spesso. Troppo spesso.
C`e` una specie di feticcio del genio assoluto. La gente lo trova
confortante sapere che il loro disegnatore preferito (sono quasi tutti
maschi, i disegnatori preferiti dalla gente) non ha mai paccato. Che
gia` al liceo era un genio indiscusso. Che non poteva andare altrimenti.
Che era nato cosi`, punto e basta. Quindi io lasciavo perdere. Si vede
che sono tra quelli_che_no, e basta.
Alle volte ci penso al fatto che ho gia` seminato in giro tanti di
quelli disegni brutti, schifosi, imbarazzanti. Sembrera` una cazzata, ma
spesso non voglio nemmeno impegnarmi a diventare brava perche` penso – che mi affermo a fare che tanto, prima o poi mi sgameranno. Anche se
divento brava poi la gente trovera` i miei disegni vecchi, ne basterebbe
uno e invece ce ne sono tanti, e io faro` una figuraccia immensa. Allora
dico, meglio farne da subito una questione di principio. Dichiarare – una
volta disegnavo da schifo. Io sostengo, e questo e` importante per me,
che a disegnare s`impara.
A disegnare s`impara. Lo proclamo. Lo dichiaro. Insisto. E ribadisco.
A disegnare s`impara – disegnando. Solamente disegnando. Non nascendo.
Sento davvero di averlo dentro, il disegno. Forse mi illudo. Forse e`
tutto un sogno. Un`allucinazione. Uno strippo senza senso. E lo stesso
sento che potrei imparare a farlo. Veramente bene. Eccezionalmente.
Pero` ci vuole lavoro. Tanto. Cioe` se pensi a Pablo Picasso, Pablo Ruiz
Picasso, e gente del genere,… Io per esempio li invidio immensamente
perche` loro gli errori li hanno commesso da piccoli, quando nessuno
guardava. E poi avevano tutti dei genitori artisti, e/o insegnanti di
disegno. E certo, cosa credevate? Uffaaaa…
Comunque, io ci avevo provato, di iscrivermi al liceo artistico. Da noi
c`e` l`esame d`ammissione, e non e' per niente facile. La gente
solitamente si prepara, io mi presentai cosi`, da un giorno all`altro, con
il mio bel pennello nuovo, fogli grandi, e tutto quello che ci voleva, soprattutto tantissimo di quell`entusiasmo. Ero emozionatissima. La prima prova, disegnare una sedia.
Ci misero davanti uno sgabello coloratissimo
che dovevamo riprodurre con la tempera. E io, ok ero e forse sono idiota,
pensavo che l`idea era riprodurre bene i colori. Pensa. La parola
PROSPETTIVA nemmeno mi sfiorava la famigerata anticamera del cervello
(quale cervello, voi vi chiederete? E infatti…). Insomma, dopo un po`
di sforzi, compresa la caduta del pennello in mezzo al disegno per cui ho
dovuto ricominciare, ho colorato perfettamente il mio bello sgabellino.
Dire che era cubista sarebbe poco. Punto di fuga a chi? Insomma – uno
schifo. Dopo – il busto. C`era da fare il ritrattino ad un antico romano
ossia al suo doppio in gesso. Ero addirittura sorpresa di quanto "bene"
mi riuscisse – non avevo mai osato fare una cosa simile. Insomma,
bocciatura senza ripensamenti e vai al liceo linguistico. Non disegnai
piu` per anni ma ho imparato a raccontare un sacco di balle. Benissimo.
Anche dal punto di vista sociale con questo si decise la mia vita,
insomma, figurati se eri un/a figo/a se non eri del liceo artistico. Ma quello
e` un capitolo a parte.
Riprovai anche con l`accademia di belle arti. Avevo finito il liceo
gia' da un po' e c'era da decidere cosa fare della vita. Avevo
accumulato un po` i bocciature agli esami di ammissione
(regia teatrale) e un po` di assurdi primi anni
che non sto nemmeno ad elencare, quando mi sono messa in testa
di provare all`accademia.
Di nuovo c`e` l`esame d`ammissione.
Ancora peggio di quello al liceo artistico, molto peggio.
La leggenda narra che non ne passa uno senza che qualcuno pianga.
E se ti capita una singola goccia di sudore sul disegno ti fanno rifare.
Ma prima ancora del esame c`era da consegnare e farsi approvare la mappa.
Mi misi a lavorare sul serio – imparando addirittura
la prospettiva! Sai quando ti strippi cosi` tanto
che ovunque guardi vedi punti di fuga? Ecco. Andai
pure dal mio vecchio zio pittore, del resto uno degli insegnanti storici
(nel bene e nel male) del liceo artistico, e mi feci spiegare che la
linea non esiste (altroche` matrix e il cucchiaino), che disegnare
significa trasportare le proporzioni e i rapporti tra le cose su carta,
che bisogna osservare mille volte e misurare bene prima di fare una
linea, ecc. Stavo migliorando. Ma non abbastanza. La mappa la
bocciarono. Sfiga vuole che ai miei avevo detto – se mi bocciano
all`accademia vado al DAMS. Sfiga vuole che mi bocciarono. Detto –
fatto. Sfiga vuole che andai al DAMS. E non disegnai piu` di nuovo, per
anni.
E di nuovo anche il mio destino sociale fu deciso – da una discreta figa
(nel senso di radical chic e compagnia cantante, fanzinara,
pre-post-punk ecc.) mi ridusi ad una fuori sede del DAMS che non capiva
un niente. Per anni. Ogni tanto mi ci rimettevo a disegnare, ma non ci
vedevo tanto senso. O riconsideravo l`accademia, ma mi sembrava una cosa poco seria. E cosi` via.
Un giorno mi hanno prestato Sin City di Frank Miller. Rimasi folgorata.
Alla faccia tua, Caravaggio, questo si che e chiaroscuro. Che storia!
Io, che non avevo mai letto tanto fumetto tranne che il Principe
Valiant, Zagor e Dylan Dog, il primo a 5 anni, appena avevo imparato a
leggere, il secondo comunque da piccola,
mentre stavo dalla nonna e mi annoiavo da matti,
il terzo da adolescente e nella segretaria di Lettere aspettando
che arrivano al mio numerino e nei treni. Gia`, c`e` anche Alan Ford, fondamentale.
Insomma, non avevo mai e poi mai considerato il fumetto come un percorso.
Come un possibile mio percorso? Ma figurati.
Insieme allo strippo di Frank Miller mi cuccai anche quello di APAZ. Non
so come, non so perche`.
Cioe`, ormai non ero nemmeno a Bologna, e anche col DAMS
avevo poco da fare (ogni tanto mi presentavo a qualche
esame e basta). Pensate che tutti gli anni del DAMS io ad APAZ non lo
ho minimamente considerato. Non sapevo nemmeno che esistesse. OK, la
coinquilina mi ha fatto vedere il film, e lo trovai divertente. OK, la
coinquilina mi aveva prestato il libro – l`ho appena sfogliato (ma era
l`edizione di Repubblica, quella piccolina e illeggibile!). E non mi
piacque – ero una di quelli cretini che si scandalizzano perche` non
c`e` coerenza stilistica. Io, poi, adesso a ripensarci mi sembra assurdo.
Pero` se passi l`infanzia leggendo Zagor, insomma certe cose si fatica
un po` a buttarle fuori dal sistema. E cosi` mi sono fatta st… err…
conquistare l`immaginario da APAZ, ma questo e` un capitolo a parte
(vedere "Le Visioni milanesi ossia le Ordinarie Disavventure di Elsi F. Von Pentothal").
Piu` o meno in questo periodo di grandi scoperte mi sono iscritta alla
scuola di fumetto. E` una volta buona che imparo a disegnare – pensai –
addesso si' che lo faccio per bene! Beh, sono passati due anni e per
quanto mi riguarda faccio ancora schifo. Non capisco come. Portare
un`immagine dalla mia mente sul foglio – beh – altroche` una corsa ad
ostacoli. Un`odissea. Poi la frustrazione, le lacune, i limiti, i
blocchi. Ma cioe` si vede che ho "qualcosa da dire". Si vede che ha
senso andare avanti. Riesco a comunicare qualcosa con i disegni.
Insomma negli ultimi mesi ero sempre al punto di mollare. Cioe`,
disegnavo come se mi stessi prendendo a pugni – cioe` era una lotta con
me stessa, senza gioia, fatica pura. S`avvicinava la fine dell`anno, del
SECONDO anno, ero in ritardissimo con le tavole, e non riuscivo a
farle. E piu` non ci riuscivo, piu` mi schifavo, piu` mi schifavo e meno ci
riuscivo.
Odio quando mi criticano, perche` so che hanno ragione.
Odio quando mi fanno complimenti, perche` non m`immedesimo
a quello al quale li stanno facendo. Non mi riconsco ancora in quei disegni,
neanche in quelli carini. Cioe`, ok, m`arrangio. Scarseggio in tecnica,
ma ho tanto da esprimere, allora, come un naufrago che si costruisce la
casetta con quello che trova, anch`io m`arrangio. Non saranno miracoli di
architettura i miei, ma… Almeno sono fuori dalla pioggia. Mi sto
spiegando? Riprovo.
Non sopporto sentire "questo e` il tuo stile, e va bene, si vede che tu non
devi disegnare realistico, che tu non disegnerai mai realistico".
Ma chi l`ha detto?
Questo non e' il mio stile, questo e' il mio modo di arrangiarmi.
Quello che al momento riesco a mettere insieme.
Allora, ho ammesso, in una conversazione, che m`ha preso un po` la
sindrome dell`ombra di APAZ, il classico sentirsi schiacciati da questo
mito, il sentirsi non mai abbastanza… La risposta era che non ha senso
paragonarsi ad Andrea, tanto lui e` un fenomeno nella storia
dell`umanita`, e poi, ha iniziato a disegnare quando aveva otto mesi.
8 mesi.
Allora facciamo che io abbia adesso 8 mesi. E comincio. Ricomincio
stanotte. Imparo l`anatomia, per cominciare. Perche` la tecnica
s`impara. Cioe`, voglio vedere chi e` nato sapendo gia` la prospettiva e
l`anatomia. Eh, certo.
Altroche` riuscire a disegnare il realistico. Altroche`.
Adesso ho 8 mesi.
Vediamo fra qualche decennio cosa riesco a combinare (toccando ferro che si sa mai).
And respect.
Per la maledetta benedetta passione di chi vive e visse Lungo Il Fiume (del destino,
The Karma River)
e non si sa mai quando erompe.
Immagini:
la prima e la terza – due "fotocopie mosse" dalle "Straordinarie avventure di Pentothal" di Andrea Pazienza
la seconda – un mio remake a pennarello di uno dei famosi ulivi a olio di mio zio pittore, fatto (il mio) per scherzo… e per nostalgia