(…)
E` tornato il blog di Gipi!
Che ispirazione!
Le sue creazioni mi hanno sempre ispirato TANTISSIMO. Dai fumetti, ai dipinti, ai disegni, alle bozze, agli studi, ai post sul blog, … e i racconti, e le illustrazioni, ecc. Mi fanno sentire piu` viva. Mi fanno sentire di piu`. Mi fanno tornare la voglia di raccontare, di disegnare, di imparare, esplorare.
Questo ci vuole, specialmente in un periodo per me di "la realta` non e` ricalcabile", "vorrei disegnare realistico", "ma che e` realistico", "prima devo imparare a disegnare per bene", "devo seguire il mio intuito", "si ma prima costruire bene", "ma io non ci riesco", "ci vuole tempo", e cosi` via…
Pero` devo dire che Gipi ha contribuito anche alla mia ostinata ricerca del realistico o meglio della Tecnica. E` successo quando ho letto in un intervista per NeuroComix il seguente passaggio.
(Il post continua dopo "Continua")
Sul fatto di essere sicuro di te e prendere le musate, ti racconto
questa: a 27 anni, più o meno, decido che la mia vita sarà in Spagna.
Sicché parto, vado ad abitare a Barcellona con quella che al tempo era
mia moglie. Ho fatto tante illustrazioni e penso “Adesso andrò dalle agenzie di illustrazione spagnole e mi piglieranno a lavorare”. Prendo l’elenco del telefono e me le faccio tutte, dalla prima all’ultima. Tutte le agenzie di illustratori di Barcellona.
Tutte, dalla prima all’ultima, mi danno una pedata nel culo che mi
fanno ancora male le chiappe. Alla fine mi sono trovato in una strada
di Barcellona, con la mia bella cartellina pagata un sacco di soldi
(all’epoca pensavo fosse importante avere la cartellina elegante), e…
piangevo. Era finita. Ho detto “Allora non valgo nulla”. Avevo una cosa in tasca, un depliantino che mi aveva dato l’ultima agenzia, dove mi avevano detto
“Quando sai lavorare così, ritorna”.
Quel “lavorare così”
era un’illustrazione di un elicottero che passava sul mare, con un
motoscafo con dei tipi armati di fucili, super iper-realista.
Dopo otto mesi di Spagna, tornai a casa con le famose pive nel sacco e dissi “Va bene vita, io da oggi mi rinchiudo in casa, finché non lavoro così”, cioè come nel foglino che mi avevano dato.
Non era il mio stile, non era… la mia aspirazione. Ma era una tecnica.
Mi dicono che vogliono quello, va bene, prima o poi ci arrivo. Allora
mi sono chiuso in casa, per 2 anni. Alla fine ho fatto dei quadri
iper-realisti a olio, che erano quadri iper-realisti a olio. Tanto che
i miei amici venivano e dicevano “boia che foto”. Che non vuol dire niente, ma potevo tornare a quell’agenzia.
Il problema è che una volta arrivato lì, ho sentito una cosa strana. Ho detto "Oh,
oh, ecco ho la patente da disegnatore. Ce l’ho. Con questa posso
guidare tutto quello che mi pare. Mi interessa guidare questa roba?"
Non mi interessava più.
Da quel giorno ho iniziato a de-costruire la tecnica.
Però ci sono arrivato. Come ci arrivi? Con la rinuncia del resto. Cioè, vengono gli amici e ti chiedono: “Noi andiamo lì, vieni?”, "No!"
Mi ricordo il Capodanno in cui finivo l’ultimo quadro a olio. Fuori c’erano i botti e io ero lì a dipingere. Sei scemo. Lo fai. Sei di fuori, però è così.
Quindi… Gipi per me e` un influenza doppiamente benefica. Da un lato m`ispira con i suoi lavori pieni di storie, emozioni e sensazioni, dal altro mi ricorda comunque l`importanza della tecnica e del lavoro.
Quando andrete sul suo blog vi ricordo di leggere anche un po` tutto compresi i post degli anni precedenti (2004, 2005, 2006, 2007) , tipo alcune cose che adesso vi cito un po` a caso un po` no (la contraddizione con quanto di sopra, credo, e` solo apparente)
Per fortuna, disegnare male è una cosa fantastica, se uno riesce ad abbandonarvisi.
Questa tavola ultima, che a me piace molto, è stata fatta così. Di
corsa. Senza preoccuparsi troppo. probabilmente è quella che mi piace
di più.
ragazzo rumeno che vive in una tendopoli sotto un ponte della
superstrada. i ha raccontato di quanto brutta sia la sua vita
qui, in Italia.
Ero al supermercato coop e stavo mettendo le
borse piene di leccornie nella mia Honda Hrv da fighetto. i ho
dato dei soldi che gli sono sembrati tanti e poi ho vaneggiato (tra
me) di come/dove trovargli un lavoro.
Lui mi ha chiesto che
lavoro facessi e io ho risposto : "Lo scrittore". (…)
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