nel disegno mi sento straniera perche non conosco ancora bene la lingua

Quando avevo scoperto il fumetto pensavo che era la mia liberazione
dalla pittura. In che senso?

Dalla pittura intesa come il liceo artistico a quale non sono stata amessa. Anche come l`accademia di belle arti, dove mi hanno bocciato la mappa quindi non sono arrivata nemmeno al esame d`ammissione. E poi forse avevo in mente anche l`idea delle gallerie, non avendo quasi mai messo piede in una. Probabilmente proprio per questo, mi irritava pensare alla loro tendenza di essere altrove, invisibili, nascoste. (…) Adesso vorrei dipingere.

(…) 


"Inspiration exists, but it has to find us working."

L`ispirazione esiste, anche, ma deve trovarci al lavoro.

E allora, al lavoro.

una parte del quadro "San Seba(tstiano)" di Vanni Cuoghi, 2007, acrilico su tela

 

Per leggere l`intero testo e vedere le altre immagini si clicka "Continua", la versione inglese forse ci sara`, un giorno, … forse.

[This post is about my doubts about chosing a path of painting or that of comics, and the images are from the exhibition of italian painting, 1968-2007, (they`re not entire paintings though), apart from 3 of the images which are from an Andrea Pazienza drawing. Maybe it will be translated some day, it sure helps if someone shows interests. But for the time being I have to draw so no time to translate. But the images are nice so you might as well click "Continua" anyway.]


 

Quando avevo scoperto il fumetto pensavo che era la mia liberazione
dalla pittura. In che senso? Dalla pittura intesa come il liceo artistico a quale non sono stata messa. Anche come l`accademia di belle arti, dove mi hanno bocciato la mappa quindi non sono arrivata nemmeno al esame d`ammissione. E poi forse avevo in mente anche l`idea delle gallerie, non avendo quasi mai messo piede in una. Probabilmente proprio per questo, mi irritava pensare alla loro tendenza di essere altrove, invisibili, nascoste.

Una volta sono andata all`inaugurazione di una mostra con un amico (non lo e` piu` da un po` ma allora lo era, diciamo) pittore (avrebbe potuto essere un bravo pittore ma in realta` non si impegnava). Li` abbiamo trovato anche un libro d`impressioni, aperto, e io ho scritto che nelle gallerie d`arte e` silenzioso come in una chiesa e che questo non mi piaceva. L`ex amico quasi pittore mi aveva risposto che a lui le chiese piacciono o qualcosa del genere, ma quella e` un`altra storia e sara`raccontata un`altra volta, anche se probabilmente ha contribuito al mio conflitto con La Pittura.

Poi c`erano gli altri amici nemmeno quasi pittori, diciamo studenti dell`accademia dell`arte, ma a questa volta quella italiana, dove s`iscrive praticamente chiunque e ti fanno fare (sembrava) quel che ti pare. Loro mi hanno fatto pensare che forse l`accademia italiana non e` per me, che volevo qualcosa piu` serio o intelettualoide. Che poi sono finita al DAMS e` un`assurdo. Dopo tutto questo ho pure scoperto APaz e letto il libro di Filippo Scozzari (Prima pagare poi ricordare). A questo punto sembrava chiaro – e` TUTTO la colpa della pittura allora IO sconfiggero` la PITTURA in nome del fumetto che e` un genere aperto, che DICE qualcosa, a TANTI, e` sperimentale, e` bello, ecc.

una parte del quadro "Bocche" di Stefano Mosena, 2007, olio su tela, dittico 

Adesso vorrei dipingere. Anzi, adesso mi capita, ogni volta che vado ad na mostra di pittura, di voler lasciar perdere il fumetto e darmi alla pittura. Anche iscrivendomi a Brera, ovvio. Adirittura mi capita anche di pensare di andare in Ollanda o Inghilterra e studiare la` la pittura.
Per dire. O di voler andare su un isola dove potrei coltivare un orto, le verdure, dei fiori, colori e fare copia dal vero il resto del tempo. Perche`? Non so, continuo a sentirmi straniera negli universi del fumetto (e anche in parecchi altri universi, ok). Un po` e` per la questione dell`immaginario. Si che sono crescuita leggendo Alan Ford e Zagor anch`io (e Prince Valiant), ma allo stesso tempo in realta` adoravo Federico Garcia Lorca e Pablo Picasso e subito dopo anche James Joyce, per dire. E loro erano molto piu` importanti, per me.

una parte del quadro "La lisciata" di Enrico Robusti, 2006, olio su tela 

Tra me e il fumetto c`e` anche un problema di temperamento – per quanto sia utile imparare le strutture e le geometrie della rappresentazione visiva di cio` che ci circonda – cioe` imparare a disegnare "per bene", io ho una mente indisciplinata e disordinata e un tratto ancora peggio(re). Invece, la gente piu` indigena del fumetto tende alle volte (ripeto alle volte) a disegnare spontaneamente delle strutture geometriche e piazzarci dentro dei mondi. Io ho MOLTA difficolta a farlo. Ho anche molta difficolta a trovare la mia coerenza stilistica, cioe` per un fumetto bisogna trovare NO stile funzionale/ante e mantenerlo, come minimo per la storia.


una parte del quadro  "La lisciata" di Enrico Robusti, 2006, olio su tela

 

Nella mia vita mi sono sentita profondamente straniera almeno due volte.
La prima era quando mi sono trasferita in Italia, la seconda quando mi ono iscritta alla scuola di fumetto. Perche`? In tutti i due casi non arlavo quasi la lingua. Cioe`…

Da piccola leggevo tanto e scrivevo tanto. Non si direbbe da come e` scritto questo post, ma e perche` allora non scrivevo in italiano. L`italiano alle medie non lo studiavo nemmeno, di lingue traniere solo l`inglese e latino (un po`, come materia di scelta). requentavo anche quello che si chiamava il "gruppo letterario" che c`era nella mia scuola. Avevo vinto anche dei premi di poesia, forse due. Dopo il liceo avevo continuato a scrivere, pubblicando due fanzine e scrivendo per quelle degli altri. Stavo conoscendo delle persone interessanti tra i scrittori e i giornalisti, alcuni di quali oggi hanno gia` pubblicato piu` di un romanzo (e sono praticamente la ia generazione). Mi facevano scrivere qualche articolo, si parlava di proggetti letterari. E io, che ho fatto? Me ne sono andata – in un paese
dove non parlavo praticamente la lingua.

una parte del quadro "Il fantasma della pentola" di Florencia Martinez, 2007, stampa a getto d`inchiostro su tessuto e olio

 

Il paese era Italia e la lingua quella italiana, in tutte le sue arianti. Era traumatico per me, che ero abituata da sempre cavarmela con trucchi linguistici e capacita "retoriche", trovarmi al`improvviso senza questi strumenti. E la gente non capisce che non sai esprimerti ma ti giudica per quello che sai trasmettere, che e` poco, e filtrato attraverso i loro pregiudizi, spesso forti, e la loro ignoranza. E non
potevo nemmeno usare le pop references, perche` tutta la musica che ho mai ascoltato era o ex-yu, o british, o statunitense. Il fumetto non mi veniva in mente, ma non credo nemmeno che sarei stata in grado di spiegarmi condividendo la mia passione per Alan Ford, per esempio. Poi, pian piano ho imparato ad incastrare alcuni pezzi del mio immaginario nelle categorie e referenze altrui. Una cosa che funziona, per esempio,  vedere i film insieme, la sera, a casa pero`, ogniuna nella sua poltrona, sotto la coperta, e parlandone dopo con una bella tisana. E cosi` una sera la mia coinquilina ha deciso che io devo vedere un film che si chiama Paz!

E mi e` anche piacciuto, il film che si chiamava Paz!, ma non avevo capito ancora che qualche anno dopo il linguaggio di Paz sarebbe diventato la prima versione di italiano che sentivo mio. Dopo aver
scoperto le Straordinarie avventure di Pentothal ho concluso che Paz per me e` un misto tra James Joyce e Pablo Picasso, ma molto meglio.
Cioe` piu` pop, piu` contemporaneo, piu`… del sud, piu` noiserock,
piu` psichedelico, piu` vivo, piu` colorato, e cosi` via.
E quindi, tra Frank Miller e Andrea Pazienza, ho scoperto che potrei imparare a scrivere di nuovo addottando il fumetto come la mia nuova lingua. Poi ho conosciuto un ragazzo che aveva fatto la scuola di fumetto, e mi ci sono iscritta. Ma con il disegno ero ancora indietrissimo, nel senso tecnico.
Cioe`, alcune visioni le avevo, alcune le anche disegnavo, a modo mio, la composizione un po` mi era gia` amica, e alcune copie dal vero mi uscivano buone, ma si vedeva che avevo passato tanti anni facendo finta che il termine "realistico" e "figurativo" per me non esistono. Cioe`, IO lo vedevo. Gli altri vedevano di nuovo semplicemente qualcuno che parlava male la lingua del disegno. E allora dovevo di nuovo affrontare tutti i giorni le stesse incomprensioni di una volta. Perche` ho notato che i cosidetti tipi visivi danno molta piu` attenzione alle immagini che alle spiegazioni con le quali cerchi di accompagnarle, anche nel fumetto (quale un po` di parole le contiene). E mi sono accorta anche che la gente nei miei disegni vede – voi potreste dire giustemente – solo quello che c`e` e non quello che io ho nella mia testa o quello che un giorno potro` disegnare. E mi giudicano per quello che vedono, nello stesso modo in cui una volta mi giudicavano per quello che riuscivo dire nell mio italiano rudimentale. Ed e` ugualmente frustrante, perche` per me il fumetto e il disegno non riusciranno MAI ad essere solo un mestiere o una cosa da imparare o una tecnica, ma saranno sempre un linguaggio. E non lo dico per presunzuone, e` una questione esistenziale, organica, inevitabile. Io ho BISOGNO di quel mezzo d`espressione. Poi, certo che mi conviene imparare anche la tecnica, ANZI, ma non riusciro` mai a farlo con distacco. E spero che PRESTO imparero` abbastanza questa lingua per non sentirmi piu` straniera almeno dentro dei miei stessi disegni, e per potermi spiegare un minimo a chi incontro.


Ma ci sono dei giorni quando penso, appunto, che il fumetto forse non e` la lingua giusta o la mia (unica) strada. Che forse dovrei mettermi (almeno anche) a dipingere. E chi mi puo` vietare di mettere le parole anche la dentro, nei "quadri"? E` strano che neanche un anno fa quando qualcuno mi diceva che sono "pittorica" (non mi ricordo se lo ero io o i miei disegni o il mio tratto o tutti e tre), io mi offendevo! Mi incazzavo! Non si puo`, ero ancora convinta che La Pittura era il rivale da sconfiggere, e confondevo l`essere pittorici con il famoso "non poter disegnare per bene" ossia "si, e` interessante, ma lei sa disegnare solo cosi`". Adesso mi mancano i colori, inanzitutto. Mi manca il tratto libero,
espressivo e non funzionale. Poi ci sono alcuni apsetti che vengono proprio comodi – per esempio un pittore puo` imparare a disegnare o dipingere anche una cosa alla volta, anche stripparsi studiandola in
mille modi, se questo per lei o lui ha senso. Il fumettista deve sapere tutto subito, o quasi. E poi, deve FINIRE la tavola. Devi finire qualsiasi cosa, anche gli esercizi. Tutto deve essere pulito e chiaro. Leggibile.

una parte di "Pennello dipinto" di Ubaldo Bartolini, 1972, Olio su setola

un disegno per il catalogo della mostra "Storia di una convergenza" di Andrea Pazienza, 1975, china e pennarello

Questo post doveva, per assurdo, essere un commento alla mostra della pittura italiana dal 1968-2007 che ho visto di recente, e doveva anche contenere un commento sullo status che stesso Paz ha tra i pittori, e dello status dei pittori,ma avevo deciso di non scriverlo. Poi oggi mi e` passata per la testa la frase nel disegno mi sento straniera perche` non conosco ancora bene la lingua e da li` e` rinato anche il post. Succede. Ma sto, comunque, anche disegnando.Cioe` imparando a disegnare "per bene". Anzi, sto imparando delle cose proprio di base che avrei dovuto imparare anni fa, e cerco anche di divertirmi facendolo. Perche` come dicono che avrebbe detto Pablo Picasso

"Inspiration exists, but it has to find us working."

L`ispirazione esiste, anche, ma deve trovarci al lavoro.

E allora, al lavoro.

 

PS: Le immagini, tranne quelle di APaz (che sono 3) sono tratte dal catalogo della mostra sulla arte italiana, ma non sono necessariamente le uniche che mi hanno incuriosito la`.

PS2[16.10.2007.]: Questo post NON parla di un rifiuto della tecnica e del impegno, ma delle mie difficolta e frustrazioni nel percorso di imparare la tecnica con impegno. E in ogni caso ho intenzione di continuare a lavorare in quella direzione.

PS3[16.10.2007]: Se mancano o mancavano alcune lettere e` perche` le avevo perse togliendo li` "a capo" in fretta e da stanchissima e avevo cancellato un po` troppo. Sto ancora rimettendo a posto, grazie per non aver pensato che sono un idioita che non sa scrivere:).

 


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2 Responses to nel disegno mi sento straniera perche non conosco ancora bene la lingua

  1. perplitudine says:

    Grazie per il tuo commento molto interessante.

    Gia’, il rapporto forma/contenuto… e` complessissimo, almeno per me. Io li` percepisco intrecciatissimi, cioe`, della serie che un esercizio tecnico facilmente diventa un viaggio, e in espressione libera mi sforzo comunque di fare passi avanti tecnicamente, e trarne ispirazione.
    Basta che non si scenda alla pura esecuzione.

    Scusa se ci ho messo un po` ad approvare il tuo commento, ultimamente non avevo tempo per il blog.

    Ci sono vari siti in giro che aiutano a imparare a disegnare
    uno abbastanza rilassato e`
    http://www.drawanyway.com/
    Buona creazione!

    p.

  2. Pilla says:

    Bello, mi è piaciuto molto leggere questo post perchè anche a me piacerebbe dipingere bene e un giorno imparare a fare fumetti. Ho già qualche idea ma mi manca la tecnica e la possibilità di mostrare questi lavori. E’ stato anche istruttivo perchè mentre leggevo sono partita da un’idea e sono arrivata ad un’altra, perchè hai ragione: la forma influisce anche sulla nostra percezione del contenuto.
    Quando avrò tempo mi piacerebbe anche mettere qualche mio disegno nel blog, x ora è ancora in cantiere.

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